Grazia Menna

                            

 

 

ecce H_OMO 

 

fotografie di Grazia Menna

 

 

             recensione

 

 

Un reportage sulle popolazioni aborigene di siti quali Arba Minch, Turmi, Yabelo, El Sod, situati nel sud dell’Etiopia; popolazioni abitanti in zone così circoscritte da essere lontane, quindi immuni, da distorsioni provocate da civiltà occidentali. Etnie che forse nel futuro scompariranno, tuttavia sino ad oggi sopravviventi ad ogni contaminazione mantenendo intatta una cultura atavica, fortemente radicata nella tradizione aborigena ricca di secoli.

Il primitivo,l’ancestrale, la conservazione di usi e tradizioni, costumi ed azioni, gesti remoti e per noi anche incomprensibili. Il concetto di bellezza, ad esempio: ciò che in noi può destare orrore – le labbra deformate con l’inserimento di enormi cerchi sul labbro inferiore – per loro è bellezza; più vistoso è il cerchio più è bella la donna, come bellezza è la decorazione corporale, fattore comune, questo, a tutte le popolazioni arcaiche.

Il concetto dunque della deformità quale affermazione di bellezza. Concezione estrema.

Nel suo reportage su più tribù dell’Etiopia, Africa profonda, la  Menna ha colto personaggi tipici ed essenziali, aspetti per noi desueti di vita quotidiana cercando, in realtà, la memoria atavica dell’uomo. E l’ha trovata semplificandola nel reportage – ecce H_OMO – con immagini stimolanti.

La Menna precisa:”ho cercato la bellezza del diverso, nella sua unicità”. L’unicità che tutto ingloba, storia, tempo, longitudini, la realtà dei sentimenti.

Fotografia è cogliere a realtà nell’attimo che sia, però,  sintesi di modi  di essere e di vivere. Fotografie quali documento di esistenza.

Una ricerca sempre da approfondire nella direzione dell’Uomo (un tempo, tutti eravamo “primitivi”).

Clotilde Paternostro