Mario Giacomelli

99 foto di Mario Giacomelli

 Maristella Campolunghi

 

 

fotomostre

 

 

 

 

 
 

        
 
 
 

Lo spazio espositivo Cinecittàdue Arte Contemporanea, di cui ammiro la scelta coraggiosa della direzione di portare spesso la Fotografia in mostra,  propone 99 immagini di Mario Giacomelli.

Ci anticipa la visione una gigantografia con la famosa fotografia in bianco e nera che ritrae i seminaristi danzare in un mare di luce.

“Non fotografo ciò che vede il mio occhio, ma la mia anima”, questa è la frase di Mario Giacomelli ad introduzione della retrospettiva che offre una serie di scatti che ripercorrono la carriera del fotografo di Senigallia dal 1959 al 2000.

 

Una nuova occasione, dopo quella del 2001 al Palazzo delle Esposizioni, di ammirare a Roma le fotografie più significative del suo intero lavoro. Infatti sono esposte anche le serie piu' famose: da 'Scanno' (1957-1959) che nel 1963 è acquistata dal Moma di New York, a 'Io non ho mani che mi accarezzino il volto' (1961-1963) i seminaristi ripresi nei momenti di ricreazione, da 'La buona terra' (1964-66) a 'Verra' la morte e avra' i tuoi occhi' (1966-68).


A completare questa retrospettiva: un testo scritto da Marco Lodoli ed un video “Mario Giacomelli. La mia vita intera”, che raccoglie i racconti di come siano nate alcune immagini, quali siano state le visioni che hanno anticipato gli scatti; il maestro condivide i suoi ricordi e sensazioni ed è emozionante sentirne anche la voce.

 

La trascrizione di questo documentario è raccolta in un volume edito da Bruno Mondadori a cura di Simona Guerra

 

Credo che sia un bene vedere queste fotografie!

Perchè l’osservazione di queste immagini ci sollecitano tante domande fondamentali intorno alla fotografia.

Perchè contengono varie corroboranti riflessioni teoriche sull’immagine.

Perché la fotografia non ti regala mai una soluzione alla domanda ma ti spinge a porne di nuove.

 

In “La camera chiara”, cercando di penetrare il segreto della specificità della fotografia, Roland Barthes fa, come preambolo, una serie di constatazioni e distingue le differenti pratiche con cui ha a che fare la fotografia e le divide in “il fare”, il “guardare” e “il subire”.

Scelgo “Il fare” che si distingue qui in due aspetti: “il prendere” una fotografia e “stampare”.

 

Giacomelli ci confida: “le foto che ho fatto, le ho fatte prima di scattarle, prima erano dentro di me, poi sono uscite…” e questo costituisce uno dei fondamentali dell’atto fotografico: essere un incontro. Una compresenza tra chi riprende e ciò che viene ripreso. Un incontro inoltre che ha un momento unico ed istantaneo.

 

Vorrei dare un valore aggiunto a questa mostra: la stampa fotografica eseguita dall'autore in camera oscura.

 

Certo sarò anacronistica ed obsoleta, la visione di una buona stampa digitale è attuale ed è di questi tempi,  ma ultimamente l’uniformità delle immagini mi lascia interdetta perchè non interargisce con l'opera dell'autore. 

È anche per la bellezza delle stampe che la mostra di Mario Giacomelli deve essere vista, come lui dice:

“non ti devi preocupare di pensare “Ma gli altri cosa dicono? Non sei alla moda! Adesso va di moda una cosa, e vai, tutti a correre dietro una moda! Quale moda? Se tu non cresci dentro, non maturi dentro, se tu non ti rinnovi dentro, quello che fai fa ridere!”

 

MARIO GIACOMELLI 99 FOTO 

dal 12 maggio al 25 luglio 2010
Sede: Cinecittàdue Arte Contemporanea,