Paco del Pino

              

                            

“TRILOGIAS” 

Fotografie di  Paco del Pino

 

           recensioni

 

 

 

  V’è nelle pagine fotografiche di Paco Del Pino, un’ansia di metafisica impossibile, quel pathos che per Bacon stava a significare la nostalgia e la consapevolezza che certe cose meravigliose sono possibili ma nella realtà non si verificano. Nostalgia d’una gentilezza e di un’armonia incerate. Scorre nelle sue foto un mare impalpabile, la poesia di un abbagliante mattino liquido. Ci incanta la bianca luce lunare. Il mondo è captato in un velo che sfuma da un colore all’altro. Poi alcuni spazi emergono, dorati, in questa pellicola sensibile, quasi infiammata, malata. Affiorano contorni, frammenti di forme si uniscono, continenti nati da una nebulosa glauca.

  Una fotografia è più inconsistente di un fantasma. Non riappare. Occupa la sua esigua feritoia di luminosità, superficie di pietra sepolcrale. Tutte le fotografie racchiudono in sé la morte e lo specchio. Cristallizzano la perdita e il lutto nella loro illusoria vetrata. Il fotografo uccide la vita per imprigionare il suo doppio in un rettangolo crepuscolare… La fotografia rievoca una fosforescenza, l’ombra di un’apparizione, se la si guarda molto fugacemente. Ha un’immobilità scultorea. Icona dell’assenza e sudario fallace… Reminiscenze letterarie…

  Siamo con Paco sulla soglia dell’inesprimibile… Le sue foto continuano a sorprendermi, in esse mi smarrisco… Mi colpiscono con tale immediatezza ed il motivo resta spesso indecifrato… Mi assale un disagio senza nome, un’inquietudine indicibile: la luce delle sue opere coagula l’universo e le sue forme in un barbaglio oscuro… Il solo universo in cui abbia un senso “aver ragione”: la natura senza uomini… La parola tradisce le emozioni, meglio non ne dà conto fino in fondo, perché le oggettiva… Queste immagini, invece, colgono più sfumature dell’esistente di quanto possa coglierne la parola... Che altro possono dirmi infatti queste foto, traboccanti di pianto e serenità, queste bocche senza labbra se non quello che mi dice, dentro di me, un’altra voce misteriosa che ogni giorno mi mostra la mia ignoranza e la mia (in)felicità…Per rivivere – come Paco ha fatto, lontano dalla sua terra -  ci vuole una grazia, l’oblio di sé o una patria. Certe mattine, all’angolo d’una strada, cade sul cuore una deliziosa rugiada, poi evapora. Ma quel fresco rimane, e il cuore lo esige sempre.

  Senza dubbio, come ogni artista, anche Paco Del Pino è alla ricerca della propria verità. Se si vuol credere ad un mio prezioso amico, se è grande, ogni opera lo avvicina, o almeno gravita ancor più da presso a quel centro, sole nascosto in cui tutto deve un giorno venire a bruciare. Se è mediocre, ogni opera lo allontana e il centro è allora ovunque, la luce s’affievolisce. Ma possono aiutare l’artista nella sua ricerca ostinata solo quelli che l’amano e quelli che, amando o creando anch’essi, trovano nella propria passione la misura di ogni passione, e sanno giudicare.

  Sì, tutto questo clamore… mentre si starebbe in pace amando e creando in silenzio! Ma bisogna saper pazientare. Ancora un po’, e finalmente tornerà il sole a tappare le bocche.

Doriano Fasoli

 

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Via Antonino di Giorgio 11 (Ponte Milvio)

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Inaugurazione: 22 novenbre 2007 alle 18,00