partii
e
non per via del tempo
o
paesi lontani
ero
e non ero qualcosa che partiva
forse
partii nel pensiero di qualcun altro
oppure
era solo il sogno di partire
che
svelava il cristallino ad altro tipo di sguardo
fissando
il cuneo di luce sulla punta
in
equilibrio sul qui e adesso
e
un poco oltre l'intenzione
-
ora è freccia il cuneo in direzione del mio sguardo-
unghiai
la porta che si aprì sul piano inclinato della storia
onde
posai le molte lenti che il tempo diaframmava fra me e me
scegliendo
infine quelle giuste e fallendo via via le altre
venezia
non si mosse d'un metro venendomi incontro
fu
lì che sfocai l'anima mossa e rimossa di belushi
che
mi salutò restando sulle sue
avevo
chilometri d'immagini da imprimere nell'occhio
la
pietà di antonello da messina
e
il palazzo ducale portico e facciata
che
ignorai...
...per
uno scorcio dell'anima maldestra di mio padre
quindi
mi sospesi alla rinfusa
tra
un quadro nero sopra il cavalletto
e
la mano distratta sul pennello
dimenticandomi
lì
con
la giacca a vento di rivoluzione
e
il segna libro secondo il capitale
battendo
la testa al tempo di sperate ritmie
m'inchiodai
puntuale a due assi della storia
cuori
e quadri semi rossi
finchè
a metà del fisico contatto tra me e me
restai
di pietra
ma
non mi lascio innamorare da un legume
sfaldo
gli acquiferi materni
saldo
la frattura ai miei trent'anni
e
mentre sguscio dall'involucro di marmo
sguincio
in primo piano il simulacro
e
dissolvo danzante un girotondo
sicchè
girando
su me stesso pensai
potrei
pure ritornare al punto esatto in cui non-ero
stavolta
essendoci
pensai
il
difficile semmai sarà nel riconoscersi
infatti
m'ero dato via parecchio
tutto
ciò che non avevo
tanto
da ignorare attuali volto e identità
e
fu per caso una mattina
che
rispecchiandomi in un vetro di murano
fotografai
d'istinto un gatto con la penna
scrivere
il mio nome sul riflesso
io
lo misi in posa
lui
scatto felino fra me e l'obiettivo
così
scambiammo
versi
ed impressioni
scambiammo
immagini e parole
fu
giusto lì che ritornai
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