Officina delle immagini, Bianca Madeccia racconti
Le immagini nel labirinto

Bianca Madeccia

 

        racconti

Ho seminato i miei pezzi nel vuoto. 

Le immagini hanno messo radici cominciando a vivere di vita propria.

Le osservavo da fuori divertita. Sperimentavano, provocavano, giocavano, scoprivano, si indebolivano, si rafforzavano.  L’una faceva finta di non sapere dell’esistenza dell’altra.  Loro non hanno mai dato mostra di saperlo ma non sono mai state sole nel loro vagabondare. Avevano me, il mio sguardo ironico e saldo indicatore di direzioni che costantemente tracciava la strada e le teneva tutte assieme nel labirinto.

Poi le mie immagini (le immagini riflesse fanno finta di non sapere che io le guardo. Tutte assieme guardano e riflettono me), di colpo, si son sentite separate tra loro, hanno cominciato ad uscire dagli specchi.  Mi son venute incontro. “Fuori dal labirinto”, mi dicono. Vogliono tornare da me.  Hanno sprecato, hanno sporcato, hanno vagabondato, si sono svendute in giro, hanno regalato. Ora, erose e povere, guardano silenziosamente la mia porta sbarrata.

Sono disperate. Pentite. Umiliate. Stanche. Dovrei avere pietà? Non so.

Forse dovrei preparare del cibo. Come si fa con il figliol prodigo.

Forse dovrei metterle a dormire.

Le guardo. Erano solo parole. Ora sono uomini e donne.  E la mia casa non è grande. Potrebbero vivere tutte assieme in uno spazio cosi’ piccolo?

Dovrei amarle?

Non so.

Non sono belle queste immagini. Non sono pulite. Non hanno fatto del bene. Hanno lungamente dissipato perdendo tutti i treni. Non lo so. Non so più se so essere generosa con me stessa e con gli altri.  Si meritano di essere abbracciate le mie immagini? Non so neanche questo. So solo che con lo sguardo mi dicono che vogliono tornare a casa. Mi supplicano di non allontanarle.  Mentre il cerchio si sta di nuovo chiudendo.

“Come on you raver, you seer of visions, come on you painter, you piper, you prisoner and shine”....

“E sarò come sono.

E sarò cigno.

E sarò nero”.