Officina delle Immagini

Forma / Informe
La fase non oggettiva nella fotografia italiana
1935/1958

Forma-Informe La fase non oggettiva nella fotografia italiana 1935/1958 potrebbe essere definita come Un viaggio al termine della forma della fotografia italiana del dopoguerra,
50 stampe per la gran parte vintage originali di 7 grandi fotografi italiani
23 libri e cataloghi di fotografia d'epoca sono esposti nella Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino
Accompagna un bellissimo catalogo con 62 tavole fotografiche e il saggio a cura di Antonella Russo, storica e teorica della fotografia. Pubblicato da Gam e Silvana editoriale.

Antonella Russo ci spiega il percorso delle sue scelte:
… Nel 1947 si pubblicò il manifesto del gruppo La Bussola che segnala l'inizio di una nuova coscienza fotografica in Italia.
L’indagine di Forma-Informe propone quello che potremmo definire il viaggio al termine della forma della fotografia italiana e inizia dal luminismo tonale di Giuseppe Cavalli (1904-1961), critico e promotore della fotografia d'arte, ed esamina il passaggio dal suo astrattismo tonale a bio-morfismo poco strutturato.

Presenta quella sorta di intrusione della morfo nei fotogrammi dell’artista grafico e fotografo Luigi Veronesi (1908- 1998), immagini in cui si intravede una distruzione di schemi con positivi a future di ricerca su cromatismi amorfi.

Un'operazione delle forme nette si rinviene anche nell’opera dell'artista grafico e fotografo Franco Grignani (1908-1999), che è presente già in alcuni suoi inediti fotogrammi esposti in mostra fondando una personale ricerca sulla percezione visiva realizzata attraverso il mezzo fotografico.

Una prima elaborazione dell'informale si coglie per esempio in quella serena evoluzione di forme e linee prospettiche del fotografo incisore Piergiorgio Branzi (1928), immagini tra i quali emergono a tratti inaspettate trascrizione di screpolature descrizione coscienzioso del degrado e della sofferenza delle cose.

Una dissoluzione delle forme è certamente riscontrabile nelle scomposizioni di Paolo Monti (1908-1982) nelle quali si coglie il fascino della ricerca dell' amorfo la ripresa della segreta struttura di trasparenze liquide, il dispiegarsi tormentato delle forme della natura e al tempo stesso quella persistenza della forma del cuore dello sconvolgimento caotico della materia.

Il passaggio dall' informale all’ informe si coglie nettamente in quelle forme liberate e abbandonate ai propri tumulti, ai loro in borghi come le definì il poeta Leonardo Sinisgalli, ovvero nelle immagini non oggettive del grande ritrattista Pasquale De Antonis (1908-2001), che sperimenta un informe off camera a base di proiezioni cromatiche.

Pasquale De Antonis
Fotografie di Pasquale De Antonis, tratte dal catalogo.

Il padre della fotografia informale è Nino Migliori (1926), che già nel 1948 sperimentava con liquidi di sviluppo e fissaggio applicati a fogli di carta sensibile che esponeva al sole o a una fiamma bruciandole, graffiandole, inventando nuovi mezzi, nuovi modi, nuove formule del fare fotografico così che la forma nasce da questo stesso formare, da questo modo nuovo di pensare e di sognare la fotografia.

Fotografie di Nino Migliori, tratte dal catalogo.

Maristella Campolunghi

 

 



Le altre storie

Pietropaolo

Vincenzo Pietropaolo
documentary photographer

Vincenzo Pietropaolo si trasferisce a Toronto con la sua famiglia nel 1963, all'età di 8 anni. Al liceo entra nel club della fotocamera e non abbandona più la fotografia. Inizia a fotografare nagli ambienti a lui più familiari, la persone della Little Italy nella città di recente adozione. Sono gli albori per il fotografo documentarista di quella che sarà la sua specializzazione.
Barberini

Il vuoto della pandemia
12 fotografi raccontano

L’esposizione presenta i lavori fotografici di 12 autori, invitati a raccontare il vuoto e la sospensione nella vita ordinaria in un momento straordinario come la pandemia, sondando di volta in volta paesaggi urbani ed extra-urbani, i loro stessi luoghi e gli spazi prossimi ad essi. Le immagini prodotte spaziano tra diversi generi e generazioni.
Nespoli

Interior spase
di Paolo Nespoli

Ad aprire le porte dell’International Space Station è un astronauta italiano, Paolo Nespoli, che durante la sua ultima missione ha ritratto l’interno della ISS con un’attenzione fotografica da grande autore. Dalla prima missione nello spazio per un totale di 313 giorni in orbita ha fotografato la terra e la sua bellezza.